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Cos'è la fotografia terapeutica?

 

Innanzitutto occorre distinguerla dalla fototerapia, che è di competenza di psicologi o psicoterapueti, che consente con l'ausilio delle immagini di attivare delle rievocazioni e di indagare su alcuni disturbi.

La fotografia terapeutica, invece, è l'utlizzo della fotografia sia in quanto arte (scattare fotografie) che in quanto mezzo (immagini e stampe) e può essere utile sia per chi stia davanti all'obiettivo che dietro.

Cominciamo con il primo caso.

FOTOGRAFIA TERAPEUTICA PASSIVA 

Immaginate di essere a dieta (o di aver subito un intervento di chirurgia bariatrica) e di voler controllare, non soltanto tramite la bilancia, come il vostro corpo stia cambiando; da una volta all'altra potete accorgervi se non soltanto il peso sia calato o mantenuto al livello prefissato, ma anche se il vostro fisico si stia adattando al cambiamento. 

Pensate solo a questo: durante il calo ponderale noteremo pelle in eccesso, soprattutto in punti quali addome, braccia, seno o nell'interno delle cosce dove avremo delle pliche cutanee che rischiano di generare infezioni cutanee o affezioni fungine, che possono diventare pericolose.

La fotografia terapeutica monitora questo cambiamento del corpo, prima dell'intervento, durante il periodo successivo e periodicamente per verificare il mantenimento delle condizioni raggiunte.

Analogamente, è efficace su soggetti sottoposti a chemioterapia e su quelle donne che sono riuscite a interrompere una relazione tossica perché, spesso, vi è un ripensamento da parte delle vittime ("E' un po' violento ma in fondo mi ama", "Non è cattivo, è solo stressato"): guardando le immagini scattate durante la relazione tossica e subito dopo, confrontatre con quelle di 3-6 mesi dopo salta subito all'occhio come sia migliorato lo sguardo, il sorriso, persino il colorito della pelle e questo può essere un ottimo incentivo a proseguire nella scelta fatta.

Avete presente quando si ha un bambino piccolo in casa e ci accorgiamo che cresce solo quando, ogni tot mesi, dobbiamo comprargli scarpe più grandi o pantaloni più lunghi? Arriva a trovarci la zia, che lo vede ogni 6 mesi, ed esclama "Ma quanto sei cresciuto!" Questo perché avendolo noi sotto gli occhi ogni giorno non ci accorgiamo dei cambiamenti. Con la fotografia terapeutica il funzionamento è uguale: se mi faccio fotografare ogni 3 mesi (o ogni 6) il cambiamento che noterò sarà sicuramente maggiore rispetto al vedermi ogni giorno nello specchio.

Sarà il soggetto stesso a stabilire quando non le occorra più la fotografia terapeutica perché avrà risolto i problemi che l'hanno portata ad utilizzarla o perché si sentirà in grade di procedere senza di essa.

 

FOTOGRAFIA TERAPEUTICA ATTIVA

Vediamo ora come la fotografia possa aiutare chi scatta le immagini.

E' fuori discussione che tutti noi, al giorno d'oggi, siamo sempre di corsa, vogliamo tutto e subito, accontentandoci troppo spesso della quantità anziché della qualità. L'avvento del digitale ha peggiorato, per alcuni aspetti, anche la fotografia: scattare non costa, abbiamo subito le immagini e possiamo spedirle a chiunque badando più a fare colpo, a ricevere like che a scattare immagini di qualità, creative, che esprimano la nostra personalità, il nostro carattere, la nostra "bravura".

La fotografia terapeutica ci viene in aiuto in questi casi perché sarà il fotografo stesso, con l'ausilio del suo coach, a confrontare le foto (anche di uno stesso soggetto, paesaggio o ritratto che sia) e vedere i propri progressi e come il congtrollo delle emozioni porti a risultati via via più soddisfacenti. E, di pari passo, aumenterà anche l'autostima.

Anche in questo caso, quando il fotografo sentirà essere venuti meno i motivi che l'hanno portato a rivolgersi alla fotografia terapeutica, potrà dedicarsi alla fotografia come piacere, come arte mettendo a frutto ciò che ha imparato.

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